martedì 28 febbraio 2012






LA MADRE DI TUTTA L’UMANITA,’ LA DONNA

La madre di tutto e di tutti è la terra, la madre dell’umanità è la donna, siamo tutti figli suoi, ci ha partorito con fatica e dolore, ci ha nutrito, allevati e noi figli ingrati cosa le abbiamo dato? Discriminazioni, violenze, stupri e molto altro ancora.
La donna nella storia dell’umanità è stata tacciata di stregoneria, di essere l’anima del demonio, e stata bruciata viva per la grande ignoranza esistente.
Quante ingiustizie ha subito.
Oggi otto marzo festa della donna, la festeggiamo e le doniamo la mimosa, ma è sufficiente?
Penso sia più utile renderle omaggio ricordando quella che realmente è:
La donna e stata e sarà sempre il sale della terra e quella che dà sapore alla vita e colei che ha ispirato grandi poeti, colei che suscita grandi amori, la sua bellezza non è solo quella esteriore ma è soprattutto la bellezza interiore che possiede, che molto spesso non riesce ad esprimere in pieno perché frenata da luoghi comuni del maschilismo purtroppo ancora esistente.
Il suo lavoro quotidiano non riconosciuto, accudire la casa, i figli il marito e non solo.
La sua forza nell’affrontare le avversità della vita è superiore a quella degli uomini e viene definita come “sesso debole”
La donna come madre, moglie, nonna e la figura che rimane più impressa nella mente di tutti, Quante canzoni, poesie, romanzi sono stati scritti in suo nome.
La connessione con questa società non deve basarsi solo sui rapporti sessuali ma nel riconoscere alla donna la sua capacità e sensibilità nel rapportarsi con gli altri,
rapporti che possono solo arricchire questa società.

Salvatore Caldarola


L’origine della festa dell’8 Marzo risale al 1908, quando un gruppo di operaie di una industria tessile di New York scioperò come forma di protesta contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare.
Lo sciopero proseguì per diverse giornate ma fu proprio l’8 Marzo che il Proprietario della Cotton Mr. Johnson blocco tutte le porte del suo stabilimento per evitare alle donne di scampare All’incendio
Le 129 donne che morirono erano emigrate, tra cui anche delle donne italiane.
L’8 Marzo assunse col tempo un’importanza mondiale, diventando il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli e il punto di partenza per il riscatto della propria dignità
L’8 Marzo è quindi il ricordo di quella triste giornata.
Non è una festa ma piuttosto una ricorrenza da riproporre ogni anno come segno indelebile di quanto accaduto il secolo scorso.



Liberi Incontri Culturali

venerdì 17 febbraio 2012

IN OCASIONE DELLA FESTA DELLA DONNA, IL 10 MARZO ALLE ORE 15,,30.

SPETTACOLO CON MUSICOL IN DUE ATTI.

CON RINFRESCO.
Festa della donna

lunedì 13 febbraio 2012

Circoscrizione
Quanta bella gente
LE QUATTRO POESIE CHE SEGUONO SONO STATE VOTATE DALLA GIURIA UFFICIALE.
LE PRIME DUE HANNO AVUTO UN PUNTEGGIO UGUALE.
LA GIURIA UFFICIALE ERA COMPOSTA DAI DOCENTI:
Dott/ssa Cristina Legovich - La poetessa: Maria Accorinti - Prof. P.Paolo Garlando - Maestro, Roberto Bertin.
Salvatore Caldarola

Il Silenzio



Ascoltare il silenzio.



Esso urla e nessuno lo sente

parla e nessuno lo ascolta.



Un silenzio fragoroso

presente nel profondo, lacera

l'anima e isola l'essere.



Come un mantello invisibile

tutto copre e nulla nasconde,

solo con questo fardello

il silenzio vive la dimensione del nulla.



Il silenzio penetra nell'intimo

e nutre lo spirito.



Solo l'io lo ascolta e ne trae nutrimento.



Nutrimento consapevole dell'essere

che può proiettarsi fuori di sé

e seminare quella armonia

necessaria che con il silenzio

coinvolge e nutre chi sa

ascoltarlo.



Salvatore Caldarola



Salvatore Caldarola, votato dalla giuria dei docenti si è classificato al 3 posto




Roberto Lubiato

Vent'anni



Vent'anni son trascorsi.

Intiepidita

dai primi raggi del novello sole

la terra si risveglia a nuova vita

fiorisce il rovo e sbocciano le viole.



Ho vent'anni. Nel cuore mi pulsa ardita

la giovinezza e più di quel che suole.

In me sento una brama indefinita

di luce, che mi porta ov'ella vuole.



Ma a voi farò ricorso senza posa,

o miei vent'anni, quando una speranza

sarà una delusione dolorosa.



Chè corro con estrema mia possanza

verso una meta limpida, radiosa

ma che si perde nella lontananza.



Roberto Lubiato

Roberto Lubiato votato dalla giuria dei docenti, si è classificato al 2 posto.
Massimo Longo

300



Ho passato i cipressi

l'erba dei campi

gli occhi dei bambini

le donne sui balconi...

nei 300 chilometri.



Ho spinto più forte sui pedali

per sfiorar con la testa le nuvole

per rincorrere la gazza

per sfidare il cavallo al di là dello steccato

beffeggiato dalla cicala

che cantava sull'orlo della fortuna

sotto un'ala di montagna.



Ho mormorato disperazione

per quando non potrò far più il corridore

le ginocchia sprigionavano sudore

e le caviglie, i piedi e le dita

con tutti quegli angoli e spigoli bui

hanno sgualcito i calzini e le scarpe da corsa.



Ho pedalato fino a Castellania

centocinquanta chilometri

la maglia sudata

la pancia vuota

nel paese di quel gigante

per veder degli altri grandi

passare e fuggire via.



Il giro era il lampo

ed io lo inseguivo

giù dalla discesa

sino ad agganciare la coda ad un tornante

per un grande venni acambiato

e per grande fui incitato

tutto presi

nulla concessi.



Nessub indugio

era tempo di tornare

che la sera mi sorprendesse non potevo rischiare

altri 150 ne dovevo fare

se a casa volevo tornare.



Quella cifra

mi ballava davanti

liberata dalla vita dei desideri

dalle occhiaie nere d'insonnia

dalla mia forma perfetta.



Spingevo, spingevo

calcavo il pedale

e più ancora lo pressavo

da stanco su per le colline

che si dipingevano da montagne

le facce sparivano

le macchine sparivano

solo la strada rimaneva

silente e nera

ed il sole in faccia

a ovest, calante.



Quel ricordo mi segue d'appresso

anche oggi, anche adesso

di quell' anime incitanti

e di quelle silenti e nascoste

che battevano gli occhi

che battevano le mani

che mi porgevano l'acqua

per bere insieme alla loro

soddisfazione.



Ma io non sono un grande

un figlio d'arte

non sono un puro che ha fatto la trafila

sulle spalle non ho mai avuto un mantello

ma una mantellina arancio sferzata dal vento

il temporale era cominciato

fino ad Asti mi avrebbe accompagnato

nemmeno un panino avanzato

al curvone la trattoria

butto l'occhio distratto sul menù.



Noi siamo i chilometri

quelli che non volevamo fare

quelli che non c'erano sulla cartina

quelli che poi forse la catena scende

ma non è ancora scesa.



E quasi sera

è primavera



Ho spinto più forte sui pedali

per sfiorar con la testa le nuvole

per rincorrere la gazza

per sfidare il cavallo al di là dello steccato

beffeggiato dalla cicala

che cantava sull'orlo della fortuna

sotto un'ala di montagna.



Ho mormorato disperazione

per quando non potrò far più il corridore

le ginocchia sprigionavano sudore

e le caviglie, i piedi e le dita

con tutti quegli angoli e spigoli bui

Hanno sgualcito i calzini e le scarpe da corsa.



E' quando fui al chilometro

trecento

la maglia sudata

con quei due zeri

che mi ballavano davanti

liberato dalla vita dei desideri

dalle occhiaie nere d'insonnia

seppi che avevo compiuto un'impresa

una bella esperienza

e i chilometri erano 330.



Massimo Longo, votato dalla giuria dei docenti si è classificato al primo posto a pari punteggio con Chiara Lenardo con la poesia: Capita.


Chiara Lenardon

Capita...



Capita in un pomeriggio settembrino.



Capita che le vie del centro siano imbuto generoso che inconsapevole ti conduce.



Capita che vorticando senza meta tra pensieri scompigliati da leggero vento, il corpo sia

sospinto a rimbalzare tra la fresca ombra delle vie di pietra, sino al sole invadente di piazza

Castello.



E' musica quella che investe,

musica scomposta di strumenti in prova e per questo affascinanti.



Capita cosi

che un basso di corde luminescenti spinga forte con secchiate di giallo ocra sulle vetrate di

Palazzo Madama,

è cosi

che una chitarra melodica e una batteria, al suo seguito, dondolino indisturbate e somione con vesti lunghe di colori primari, tra la frettolosa distrazione.



E' un Picasso dei più belli quello che si dipinge improvviso dall'incontro di note apparentate e sontuosa eleganza di mura cittadine.



Capita,

per fortuna Càpita,

di rimanere a ciondolare, in sospensione, vinti dallo stupore di questa danza

invisibile agli occhi....

inevitabile al cuore....



Lenardon Chiara



Chiara Lenardo, votata dalla giuria dei docenti, si è classificata al primo posto, insieme a pari punteggio a Massimo Longo con la poesia 300.








LE TRE POESIE CHE SEGUONO SONO STATE VOTATE DALLA GIURIA DEGLI  ISCRITTI

Terza Classificata:FINALMENTE TU. dI MARIA CARRIERI.

Seconda Classificata: AMICIZIA E AMORE. di MARIA BERTOLINO

Prima Classificata.  CERCATECI NELLA LUCE! di MIMMA LOMBARDO
Maria Carrieri

FINALMENTE TU



Finalmente oggi

27 Ottobre alle ore 12,57



Sei venuto alla luce, piccolino mio

per la gioia della tua nonnina.

To ho preso tra le braccia

che bella sensazione!

Che emozione! Ti ho sentito parte di me

sangue del mio sangue.

Nin hai pianto, mi hai guardato

come se mi conoscessi già

hai sentito il mio calore

il mio amore.

Ah! se fosse qui il tuo nonnino

sarebbe impazzito di gioia

ma lui sarà il tuo angelo

che ti guiderà e

in qualsiasi momento, volgerai

gli occhi al cielo

lo vedrai nella stella

più lucente del firmamento.




Maria Carrieri. Votata dagli iscritti, si è classificata al  3° Posto




Maria Bertolino

AMICIZIA E AMORE



Eccolo qui, il fredifrogo, che arriva tutto trullo, con espressione innocente.



E' uscito di corsa, incurante della mia febbre, senza chiedermi neppure se mi serviva qualcosa!

E' stato sufficiente che il suo amico Roberto gli rivolgesse un'occhiata che di scatto si è alzato ed è uscito dalla porta.

Brutto ingrato!

E pensare che io, pur con la febbre a 39°, rintranata come Lodovico, mi alzavo per fargli da mangiare.

Ma, si sa, la gratitudine l'è morta! La prossima volta non ci casco più.

Terrò in casa una scorta di di scatolette, cosi dovrà accontentarsi di quelle, altro che pietanzini!

Lui adora i suoi amici, Roberto e Tiberio.

Quando esce con loro, sembra che cammini ad un metro da terra! Io povera femmina un po' tonta, sono quella che provvede alle sue necessità, mentr lui, col campare di turno, va a fare il pavone per la strada.

Ma non mi farò più incontrare da quel malandrino!

Però, eccolo che viene, sventagliando la coda e poggiando il musetto sulle mie ginocchia, guardandomi con quegli occhi d'amore; “lo so che sei malata” pare che dica, “e meno male che Roberto o Tiberio, a turno, mi portano fuori, cosi tu non prendi freddo e guarisci prima!

Ma se tu che io amerò sempre, fino alla fine dei miei giorni!”

Votata dalla giuria degli iscritti; 2^ Classificata



Maria Bertolino


Mimma Lombardo

CERCATECI NELLA LUCE



Non venite …

figli nostri.

Con occhi tristi a cercarci

nell'ombra di una pietra.

Dove, insieme riposiamo,

e che, vi sapevamo felici

a gioire con noi.



Non venite col pianto nel cuore,a

cercarci,in quel luogo:

non è li, che siamo:

cercateci nel volo

delle farfalle, e nel calore profumato

della nostra casa,

nel vento, tra le foglie,

nei piccoli fiori.

Non venite, figli nostri

con sguardo addolorato a cercarci.

Dove sereni dormiamo, siamo vicini a voi e,

vi vediamo felici

cercateci nella luce del sole.

Ricordo di mamma e papà, per sempre!



Mimma Lombardo. Votata dalla giuria degli iascritti, Si è classificata al 1° posto



Mimma Lombardo, votata dalla gliuria degli iscritti, 1 classificata

domenica 5 febbraio 2012